lunedì 15 febbraio 2010

IO & LA PASTA MADRE - I CRACKERS all'OLIO EXTRAVERGINE

Buon inzio settimana a tutti!Reduce da una cenetta deliziosa(a dir poco)sabato, ad opera della mia cara Michi, e da un pranzo pantagruelico piemontese...Oggi è un bel lunedì, nonostante il grigio nebbia milanese.
Come promesso la settimana scorsa, va ora in onda la seconda puntata della saga "Io e la pasta madre", o meglio di che combino ad ogni rinfresco settimanale...
Dopo delle stecche un po' stonate, vi presento qualcosa che, una volta provato, è diventato contenuto fisso del sacchetto conserva-fragranza(fichissimo!!!), ricevuto in dono dall Michi:i crackers.Mai più senza, buonissimi, con olio extra vergine, altro che robe confezionate...
Di una facilità disarmante, anche per chi tribola con lievitazione e tempistica, sono davvero una soddisfazione unica, e di una bontà pazzesca.
La ricetta base è quella di Stella(che mi dice sia una ricetta della gallinella Lo), che io modifico puntualmente variando, farine, semini etc etc.
Quelli che vedrete in foto hanno al posto del classico cucchiaino di sale, due cucchiaini generosi di gomasio alle alghe(che devo smaltire).Ho usato inoltre della farina integrale, fiocchi di avena e semi misti tostati(girasole, saraceno, zucca, sesamo).Il gomasio non ha lasciato alcun retrogusto e sono venuti buoni buoni, come sempre.Ah, questi sono acora "rustici", essendo tagliati a coltello;l'altro giorno mi sono comprata la rotellina tagliapasta ed i prossimi saranno più carini.da me, si sa, è la sostanza che conta nevvero?Vi riporto la ricetta di Stella con le mie modifiche di lato.

CRACKERS RUSTICI ALL'OLIO D'OLIVA, FIOCCHI D'AVENA, SEMINI E GOMASIO
200 gr circa di pasta madre rinfrescata(anche no)
5 cucchiai olio evo
350 gr farina 0 + semola per la spianatoia( io ho usato farina integrale + semola)
2 o 3 cucchiai di fiocchi d'avena
120 gr acqua
2 cucchiaini sale vichingo affumicato( 2 cucchiai da the generosi di gomasio alle alghe)
una manciata abbondante di semi di girasole(io uso semi misti tostati)

Mescolare tutti gli ingredienti ed impastare per qualche minuto fate le pieghe, e lasciate riposare alcune ore(facciamo 3).Prendete l'impasto e dividetelo in 4.
Ogni pezzo di pasta ripiegatelo su se stesso due volte dopo averlo infarinato, per ottenere un effetto semisfogliato; stendete il più sottile possibile col mattarello, considerato che i semi fanno spessore, e tagliate in quadrati ed infornate per 15 min circa a 200°(regolatevi col vostro forno).
Lasciate raffreddare e conservateli in una scatola di latta o in un sacchetto di carta,possibilmente lontano dalla vostra vista... spariranno in men che non si dica!
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Buona settimana!

venerdì 12 febbraio 2010

M'ILLUMINO DI MENO , COTTURA FURBA DEI CEREALI E BARBATRUCCHI ECO

E finalmente venerdì!Possibile che arrivi al fine settimana sempre sui gomiti?!Non per eccessivo tasso alcolemico, figuriamoci, ma per le corse che faccio sempre, uff!Scusate se non ho ancora risposto ai precedenti commenti(letti tutti) ma, non ho ancora avuto tempo!
Oggi èuna giornata a me cara, cioè quella promossa da Caterpillar da qualche anno, chiamata "M'illumno di meno":volta a sensibilizzare le persone sul tema del risparmio energentico, è un'ottima occasione per riflettere sui nostri comportamenti quotidiani e, se è il caso(quasi sempre c'è spazio di miglioramento), di correggere un po' il tiro.

Personalmente cerco di prestare attenzione sempre a non sprecare preziosa energia e risorse ma, posso certamente fare di più.
Nell'occasione non vi presento nessuna ricetta in particolare ma una furbata, frutto di una scoperta casuale a seguito dei tempi stretti, dovendo correre al lavoro.Da quel momento uso spesso il trucchetto per essere più eco.Questo vale per chi cuoce senza pentola a pressione, con quella i tempi si dimezzano già di loro!Ma, visto che molti sono timorosi verso la PAP...

COTTURA FURBA DEI CEREALI*
Quando volete cuocere dei cereali ad assorbimento, del riso per esempio, mettete in pentola una misura di riso e due d'acqua e portate a bollore, senza mai girare.Provate a spegnere il fuoco a tre quarti del tempo di cottura( l'acqua non sarà stata completamente assorbita) e coprite la pentola con un bel coperchio.Andate al lavoro o fare quello che dovete fare(se è sera andate pure a nanna).Quando vi sveglierete o rincaserete, il riso avrà perfettamente assorbito l'acqua che c'era in pentola e, il riso perfettamente cotto( e non rinsecchito).
Furbo no?
* Lise mi ricordava gentilmente dei commenti una cosa che faccio spessissimo( che mi ero scordata di dirvi!!!) e, che vi aiuterà a risparmiare ulteriormente gas:ammollate i cereali in acqua per qualche ora prima di cuocerli!Inoltre, in caso di cerali integrali, ridurrà i fitati ;)

Per evitare sprechi vi consiglio anche qualche barbatrucco eco:

-usare l'acqua in cui scottate le verdure( parlo di verdure bio specialmente)per fare un brodo, la besciamella, cuocerci la pasta.
-usare l'acqua di cottura della pasta per lavare le pentole;mia mamma mi dice che, facendo bollire dell'acqua nella pentola dove avete cotto la polenta(e dove rimarrano residui della stessa), ed usandola per lavare i piatti è ottima e sgrassante.
-spegnere sempre interruttori, led e ciabatte
-spegnere luci inutili e sfruttare la luce del sole(che è più bella)
-guardare sempre le etichette degli imballaggi e differenziare il più possibile
-fare docce e solo una tantum il bagno
-chiudere il rubinetto quando ci si spazzola i denti o ci si insapona, e riaprirlo solo per il risciacquo
-fare lavatrici a pieno carico con temperatura non superiore ai 50° e limitare la quantità di detersivo
-Usare detersivi fai da te il più possibile
-leggere blog come Vivere verde, è eccezionale, utillissimo ed estremamente illuminante!

Buon weekend a tutti e buona giornata!



mercoledì 10 febbraio 2010

COME TI CAMBIO IL SAPORE DEL SEDANO RAPA...

Buongiorno ragazzi, sono di corsissimaaaaaa!
Volevo però salutarvi con una cosa semplicerrima, ispirata dalla lettura delle "Ricette anticancro" promosse dal Dott.Berrino, nella sua Cascina Rosa.
Non l'ho seguita alla lettera, poichè avendola letta al mattino e stampata, la sera mi sono arrangiata :).Per chi fosse interessato al ricetta originale la trovate qui( a parte il discorso della mia memoria, dissento dalla ricetta per la scelta di far sobbollire il miso, MAI!), di seguito la mia versione.Per chi non amasse troppo il sedano rapa, vi avverto che in questa zuppa il sapore è mitigato ed il tutto risulta davvero gustoso!Per le proprietà di questo ortaggio vi rimando ad un'altra zuppa fatta lo scorso anno.

ZUPPA DI SEDANO RAPA E PORRI
1 piccolo sedano rapa
1 porro
1 pezzo di alga wakame
4 o 5 cucchiai di fiocchi d'avena
1 cucchiaino di miso a testa
Gomasio alle alghe

Molto semplicemente ho sbucciato il sedano rapa e l'ho fatto a tocchetti piccoli;mondato il sedano e tagliato a rondelle.Ho messo le verdure nella pentola a pressione con l'alga e due tazzone di acqua;chiuso e cotto 15 min dal fischio.Scoperchiato e fatto sobbollire ancora per qualche minuto.Ho messo un cucchiaino di miso in fondo alla tazza da brodo, 2o 3 cucchiai di fiocchi d'avena ed ho quindi scodellato la zuppa.Ho sciolto il miso mescolando e fatto inzuppare i fiocchi.Ho cosparso la superficie con un po' di gomasio alle alghe e...
Davvero squisita!
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lunedì 8 febbraio 2010

IO&LA PASTA MADRE:UN APPUNTAMENTO SETTIMANALE

E' passato un bel po' di tempo da quando la mia cara Pippi mi regalò quel pezzo di preziosa pasta madre, e da quando cominciai a muovere i primi traballanti passi con essa...Ha patito con me le temperature torride dell'estate, anche se ho avuto pietà di lei e l'ho messa al fresco nel freezer(più che altro avevo paura dell'inquietante e sproporzionata crescita del blob...);a settembre l'ho riesumata dall'ibernazione e l'ho svegliata pian piano... e da quel momento per me c'è un giorno alla settimana(generalmente domenica o lunedì), in cui mi trovo a faccia a faccia con lei, le dò da mangiare e decidiamo assieme che fare con l'eccedenza.Ad essere sincera sono una tradizionalista, perchè, a parte variare le farine, i semini e gli aromi, punto alla praticità(essendo fuori casa tutto il giorno) e sforno pagnottone rustiche che affetto e congelo, così da avere pane perfetto sempre.Oramai è un rito, una sana abitudine che mi rende felice e mi rende molto critica verso il pane che non sia fatto con pasta-madre(integralista?).Beh, la sua digeribilità è unica, è chiaro.Mi butto così sul pagnottone senza impasto e mi trovo quasi sempre benissimo(a parte quando la signorina non mi fa gli scherzetti, perchè non ama certe farine..).Poco male.
Qualche settimana fa vedo da Stella questa fantastica ricetta delle Stecche.Come mi accade con molte ricette di Stella, in linea sempre con le mie corde, vengo attratta senza via di scampo.SDa da fare.Mi armo di tutto e preparo l'impasto-non-impasto.Seguo tutte le indicazioni, cuocio e...il pane è un po' acidino!Cosa sarà andato storto?Memore delle mie prime ciofeche, probabilmente la temperatura era troppo elevata e sarebbero servite quindi molte meno ora di lievitazione:ecco il perchè.La signorina s'era scocciata di attendere e s'è inacidita ;).
Le mie stecche sono moplto meno belle e decisamente sgarruppate, rispetto a quelle belle belle di Stella...Diciamo che ho fatto il meglio che potevo quando ho dovuto domare il blob ed allungarlo ;)
Io vi lascio ricetta(copio da Stella con qualche piiccola modifica in caratteri normali) e foto-testimonianza, con la promessa che ritenterò presto!DEl resto, sono molto più SCIC del goffo pagnottone!

STECCHE SENZA IMPASTO
50 gr pasta madre (io non l'avevo appena rinfrescata)
455 gr farina tipo 2 bio
350 gr acqua
mezzo cucchiaino di sale
mezzo cucchiaino di miele di castagno
sale e olio
Semola per la spianatoia

L'impasto è il tipico impasto da pane senza impasto, cioè molle, molto idratato. Si mischia bene il tutto per amalgamare gli ingredienti, con le mani.Lo si lascia lievitare12/24 ore( a seconda della temperatura dell'ambiente) coperto nel forno spento.Devono formarsi le bolle.
Poi ho infarinato bene la spianatoia con della semola, versato l'impasto, con l'aiuto della farina ho dato tre giri di pieghe del primo tipo, spostato su un canovaccio pulito non lavato con detersivi e infarinatocon semola, pennellato di olio evo, cosparso con una presa di sale, avvolto nel canovaccio e lasciato riposare per un paio d'ore. Dopo un'ora e tre quarti( il mio forno è più veloce di quello di Stella), 15 min prima della fine della lievitazione, ho acceso il forno a 200 gradi (ma dipende dal forno). Ho tagliato in 4 strisce l'impasto, sempre aiutandomi con la farina perchè è ancora un po' appiccicoso, ho tirato le 4 strisce più lunghe possibile, senza schiacciarle le ho spostate sul tappetino di silicone, messo sulla griglia del forno(meno si toccano e meglio è perchè dentro ci sono le bolle). Con queste dosi vengono 4 filoncini della lunghezza del forno.Ho pennellato con poco olio e sparso poco sale, nel frattempo il forno era a temperatura, ho cotto 20 minuti circa e poi sfornato.

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La prossima volta sarà migliore spero!
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BUONA SETTIMANA!
Presto vi mostro cosa altro faccio con la pasta madre, abitualmente ;)

venerdì 5 febbraio 2010

DOPPIA RICETTA PER UN'AMICA

Neve?Io non ci credo...Maltempo giusto giousto per l'weekend, puntuale come le tasse.Mi consolo pensando che ho i piedini al caldo nei miei stivetti anti neve-pioggia-umidità, e che ho davati due giorni di riposo, che bello!
Per chiudere la settimana, ho scelto un piatto completo che sto tenendo "segreto" da qualche giorno alla Michi, proprio perchè volevo pubblicarlo dedicandolo a lei.Un' Amica preziosa che mi capisce al volo, con cui rido, mi confronto, condivido impressioni, gioia per le piccole cose, "sudate" in palestra, amore per la cucina...A volte siamo talmente prese dalle nostre chiacchiere, mentre fatichiamo sugli attrezzi della palestra che ci guardano storto!Beh, comprensibile se uno che non ascolta la conversazione passa mentre descrivi all'amica le dimensioni del tuo mattarello( lunghezza e spessore)..facile fraintendere vero?Hahaha.L'ultima volta ci hanno chiesto se fossimo parenti o sorelle, addirittura!Beh, lei è esattamente come vorrei che fosse una sorella maggiore.Vabbè ce l'ho formato Amica, ed è bello lo stesso!
I veri Amici sono doni del cielo, almeno questo rappresentano per me.
A lei che tanto ama la cucina etnica( e non solo), dedico questa ricetta, prima ricetta "esotica" di questo blog.Lo spunto l'ho trovato tempo fa su un numero di "Bravacasa", poi rielaborato in base parzialmente in base ai miei gusti.
A voi il giudizio, a noi è piaciuto!

INVOLTINI DI VERZA E SALMONE AL CURRY& RISO PROFUMATO
Per 2
300 gr o più di salmone(che sia spesso)
7 o 8 foglie di verza(dell'orto di mio papà :))
ghee(la ricetta prevedeva l'olio evo ma, amio parere, il ghee rende tutto l'aroma delle spezie;dona inoltre al riso un sapore paradisiaco, non ottenibile con l'olio!)
curry
salsa di soia

140 gr di riso Basmati
ghee
uvetta bio ammollata
pistacchi di Bronte tritati a mortaio

Per prima cosa lavate le foglie del cavolo e sbollentatele in acqua salata, dopo di che fatele raffreddare su uno strofinaccio(non lavato con ammorbidente!).Fate a rettangoli il salmone e rosolatelo in una padella dove avrete precedentemente sciolto il ghee con il curry.Tenete da parte.
Cuocete il basmato con solito metodo dell'assorbimento, usando l'acqua di cottura delle foglie di verza.Prendete il salmone ed avvolgetelo con le foglie di verza, fermandole con uno stecchino.Ungete una padella col ghee fatevi rosolare gli involtini, sfumando con la salsa di soia qualche minuto.Nel frattempo ripassate il Basmati in pentola con del ghee, aggiungendo poi uvetta e pistacchi.
Servite gli involtini accompagnati dal riso, sentirete che bontà e che profumi!
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Volendo potete sotituire, come suggeriva la ricetta originale, l'uvetta coi datteri(che non avevo) ed il pistacchio con nocciole o mandorle(io volevo richiamare il verde del cavolo, per questo usai il pistacchio!
My creation

mercoledì 3 febbraio 2010

SAN BIAGIO, PECORINI E TRIFOLAU

Salutata la Candelora, si festeggia San Biagio(protttore della gola) mangiando il panettone avanzato dalle festività natalizie.Una tradizione tutta locale(io l'ho appresa abitando a Milano)che stupisce certamente chi la ignora:uno crede di essersi liberato dalle feste ed esser pronto per chiacchiere e frittelle ed e, invece, vede le vetrine delle pasticcerie, fornerie, rosticcerie traboccanti di panettoni "di San Biagio"...ancora?Qui di seguito( se avete voglia di leggerla) la storia di San Biagio e la spiegazione di come questa apparentemente bizzarra usanza ambrosiana si leghi al Santo.
"Biagio nacque a Sebaste, in Armenia, sul finire del III secolo dopo Cristo. Studiò medicina e intraprese la professione di medico, e medico sarebbe morto, se la popolazione della sua città non lo avesse voluto come vescovo, nonostante non fosse né consacrato né ordinato. Un po' come Ambrogio, anche Biagio non volle accettare subito la carica a cui il popolo lo spingeva. Dopo un periodo però si fece convincere e assunse il ministero, non dimenticando però la sua vera natura. Cominciò così a compiere i suoi doveri vescovili, accompagnandoli con gli altrettanto importanti doveri di medico. Il neo vescovo curava le anime del suo gregge ma spesso, in maniera più terrena, ne curava anche i corpi.Un giorno una madre disperata corse al suo cospetto. Suo figlio aveva mangiato del pesce, una lisca gli si era conficcata in gola e ora stava soffocando. Biagio non perse tempo e corse al capezzale del giovane. L'istinto di medico ebbe presto il sopravvento e Biagio, invece di perdersi in inutili benedizioni e unzioni, prese un pezzo di pane e lo fece inghiottire al ragazzo. La mollica portò con sé la lisca e il figlio della disperata signora riprese a respirare normalmente. Con un metodo che aveva ben poco di miracoloso, Biagio aveva salvato una vita, come probabilmente aveva fatto spesso in passato e come, altrettanto probabilmente, avrebbe continuato a fare in futuro. Ma, vuoi perché come vescovo Biagio era già in odore di santità, vuoi perché, per sottintendere ai doveri dell'abito che indossava, prima di far ingoiare la mollica al ragazzo l'aveva benedetta facendogli il segno della croce, la fortunata madre cominciò a gridare al miracolo. Biagio ovviamente minimizzò e tornò ai suoi doveri. Ma notizie eccezionali come un miracolo fanno presto a passare di bocca in bocca e a diffondersi a macchia d'olio fra tutto il popolo. E presto giunsero alle orecchie sbagliate, quelle di Agricola, prefetto di Diocleziano per l'Armenia. Agricola non apprezzava che la fama di un qualunque vescovo si accrescesse così a dismisura e decise, con una scusa, di convocare il vescovo Biagio. Trovandoselo davanti, non si sa perché, Agricola decise che era meglio eliminarlo per evitare che il popolo ne facesse un santo. Detto, fatto, lo fece scorticare con pettini da cardatori e poi decapitare.Come altri prima di lui, anche Agricola fece male i suoi conti. Biagio a breve divenne un martire e poi un santo, il Santo protettore dei cardatori e dei materassai (onore dovuto allo strumento che era stato usato per martirizzarlo). In più, in ricordo dell'episodio del bambino e della lisca di pesce, il 3 febbraio, giorno della festa di San Biagio, si usa mangiare del pane benedetto e farsi benedire la gola toccandola con due candele incrociate. Questo però non spiega come la storia di Biagio si leghi a Milano e al suo più rappresentativo dolce. Biagio non era mai passato dalla nostra città, eppure proprio a Milano la sua festa ha una così strana connotazione. Facciamo allora un salto avanti nel tempo rispetto all'epoca in cui visse Biagio. Il panettone è già stato inventato e a Milano tutti usano prepararlo per le feste natalizie. Prima di Natale una donna si reca da Frate Desiderio per far benedire un panettone che ha preparato per la famiglia. Desiderio, che è sempre molto occupato, dice alla donna di lasciargli il dolce per qualche giorno e poi di passare a ritirarlo, lui si occuperà di benedirlo non appena troverà il tempo. I giorni trascorrono lenti e la donna si dimentica di ripassare dal frate per il suo panettone. Desiderio invece non si dimentica affatto del panettone e, ogni volta che passa davanti al cantuccio della canonica dove lo ha appoggiato, ne stacca un pezzettino e lo mangia.Sbocconcella oggi, sbocconcella domani tutto ciò che resta del panettone è l'involucro vuoto. Quando Desiderio si accorge di aver mangiato tutto il panettone della povera donna si dispera. I sensi di colpa lo assalgono e Desiderio spera che la donna si sia dimenticata per sempre del suo panettone e non torni più a reclamarlo. Altri giorni passano e sembra che il desiderio del frate si sia avverato, quando, il 3 febbraio, la donna si ripresenta per avere indietro il suo panettone benedetto. Desiderio va allora nell'angolo dove giaceva ancora l'involucro del panettone inesorabilmente vuoto e, stupore, la carta è gonfia e piena di un panettone grosso il doppio di quello che la donna aveva lasciato al frate. Miracolo! Era sicuramente merito di San Biagio.
Il Natale dell'anno successivo molti milanesi portarono a Desiderio i loro panettoni da benedire, sperando di vederli moltiplicati. Ma i miracoli non operano così, quindi Desiderio si limitò a benedire tutti i panettoni assieme e poi consigliò caldamente ai milanesi di avanzarne una parte da consumare il 3 febbraio, in sostituzione del pane benedetto. Negli anni l'usanza si radicò nel sostrato cittadino e anche se oggi non si usa più farli benedire, in ogni casa di Milano, la mattina del 3 febbraio, a colazione, per proteggere la gola dai malanni stagionali, si scarta un bel panettone, magari comprato con lo sconto in uno dei tanti negozi della città.
"
Visto che mi ero tenuta via un panettone fatto da mio zio, stamattina ho seguito la tradizione della mia città d'adozione :D
Esaurita la nota folckloristica della giornata, vado a presentarvi l'ultimo sposalizio che ho ufficiato con un tartufo nero regalatomi dai miei il mese scorso(non credevo se ne trovassero ancora invece, l'amico tartufaio di mio papà l'ha fatto!).Di risotti col tartufo ve ne ho già presentati due, uno con questo tartufo e un'altro con quello bianco di Alba, ricordate?
Bene.Si dàil caso che alle bancarelle regionali che hanno popolato una piazza(dei mercanti) vicino a dove lavoro, acquistai da un produttore Piemontese due formaggi di capra:una caciottina morbida e dolce, ed un pezzo(di cui non ricordo il nome) più deciso.Così come due più due fa quattro, ho pensato di combinare due sapori, unendoli nel vincolo del risotto.Inutile dire che la dolcezza della caciottina ha coccolato perfettamente il carattere del tartufo.Sarò ripetitiva ma, il tartufo mi piace da matti.

RISOTTO TARTUFO NERO E CACIOTTA DI CAPRA PIEMONTESE
Per 2 persone
160 gr di riso( io ho usato l'integrale ammollato)
500 ml di brodo vegetale (fatto con dado casalingo)
vino bianco
Scalogno
1 cucchiaio d'olio
1 bella fetta di caciotta di capra piemontese
Tartufo nero

Ponete nella pentola a pressione l'olio e fatevi appassire lo scalogno.Aggiungete quindi il riso e fatelo tostare per bene mescolando(importantissimo!).Sfumate con il vino bianco e fatelo evaporare.Prendete Versate il brodo nella pentola, mescolate e chiudete col coperchio.Attendete il "fischio" e contate 16 minuti circa.Fate uscire il vapore, togliete il coperchio della pentola, verificando la cottura del riso(se fosse ancora un po' crudo, continuate la cottura normalmente.Tagliate quindi a pezzettini la caciotta, aggiungetela al riso e mantecate il tutto( eventualmente aggiungete una noce di ghee..).Impiattate e regalate con l'aiuto dell'affettatartufi, una buona porzione di tubero a testa.
Non è mai troppo tardi per un risutìn così, vero?
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PS:Grazie Cri per l'avviso!!!;)

lunedì 1 febbraio 2010

PER INIZIARE CON DOLCEZZA MESE e SETTIMANA

Buongiorno a tutti!Non so che situazione climatica ci sia da voi (qui a Milano ha nevicato venerdì sera con mio sommo conforto ma, fortunatamente, si è sciolta subito), qui a Milano SOLEEEE!
Ieri mattina, quando mi sono svegliata, non potevo credere ai miei occhi:cielo terso e sole meraviglioso, come nelle migliori giornate di primavera....il blocco del traffico, il vento che ha ripulito un po' l'aria, il SILENZIO e la tranquillità, hanno fatto di una domenica qualunque una splendida giornata!Devo ammettere che 3 serate consecutive in compagnia di amici di vecchia o media data, mi hanno donato un'iniezione di gioia pazzesca(oltre che laute magnate..).
Per chi fosse interessato alla Triennale di Milano c'è una bellissima mostra dell'artita pop Roy Lichtestein:un'esplosione di colore e forme davvero interessante, soprattutto per la presentazione dell'artista attraverso i suoi diversi "periodi" creativi.Molto bello prendere l'aperitivo il giovedì al Cafè della Triennale e poi godersi la serata tra le varie mostre.

Detto ciò un'altro motivo di felicità è l'aver lasciato alle spalle il mese di gennaio che, quest'anno, non passava più!Le giornate si stanno allungando, non è meraviglioso?
Fatto sta che, per inaugurare febbraio, augurarvi una buona settimana in dolcezza e darvi un'idea per la colazione dei prossimi giorni o dell'weekend, voglio presentarvi una cosa buona buona che ho fatto.Tutto è iniziato quando ho letto questa ricetta di Sabrine...sapete benissimo quanto ami il pan-dolce da colazione vero?Di solito preparavo quello al latticello di Alex, come qui;buono buonissimo.Sabrine, tuttavia, mi ha ricordato un soda bread fatto all'inizio della mia carriera da blogger, come vedete qui..perchè non tentare una variazione sul tema "pandolce da colazione"?
Prendendo spunto da Sabrine e dal mio soda bread primordiale, conciliando le ricette coi miei gusti e le mie esigenze è nato questo delizioso

SODA BREAD DOLCE ALLA FRUTTA SECCA E DISIDRATATA

350gr di farina integrale bio
1 yogurt di soia al naturale bio da 150 gr
250 ml di acqua(comprende l'acqua d'ammollo della frutta disidratata)
2 cucchiaini di bicarbonato di sodio
2 cucchiai di succo d'agave bio
vaniglia liquida
1 manciata di prugne secche e datteri al naturale tagliate a pezzi(ammollati in acqua)
1 manciata di uvetta bio(ammollata in acqua)
5 o 6 gherigli
1 cucchiaio di mandorle bio
1 pizzico di fleur de sel

In una ciotola mescolate gli ingredienti secchi: la farina, il sale e il bicarbonato (setacciato per evitare di lasciare dei fastidiosissimi grumi).In un'altra ciotola lavorate lo yogurt con l'acqua, il succo d'agave e la vaniglia e versatelo nella ciotola con gli ingredienti secchi.Aggiungete la futta secca a pezzi e la frutta disidratata e mescolate velocemente il tutto, evitando di lavorare l'impasto troppo a lungo.Come dice Sabrine "ricordatevi che non dev'essere omogeneo e deve risultare appiccicoso ma non troppo molle".
Ponete l’impasto in uno stampo da cake, livellatelo senza troppa precisione, incidete nel senso della lunghezza e infornate.Cuocete per 30 minuti a180°.

Sfornerete un pane sofficissimo (dotato di una bella crosticina non dura) e davvero profumato!Per non mangiarmelo tutto in una volta una volta raffreddato, l'ho tagliato a fette e surgelato.Beh, è finitop lo stesso alla velocità della luce!
Potete mangiarlo così o spalmato di marmellata casalinga o altra goloseria..Secondo me è divino anche con formaggi di capra, devo provare!

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